mercoledì 8 marzo 2017

Critica di Victoria Dragone



Un 'opera - viaggio  con  immagini  uniche ed emozioni
indimenticabili. 

La pittura dell'artista Guido Mannini è una breccia  nell'arte abituale, è  la poesia della sabbia, del deserto, la musica della quiete, la voce della luce, i riflessi del misterioso mondo delle dune, i tramonti del colore dei sogni, il gruppo inseparabile saldato da millenni: uomo-cammello, lo sguardo filtrato dalle lontananze indomabili, l'orologio rallentato dal ritmo  dell'immensità, dove la solitudine è silenzio,  dove il vento lambisce i passi e li riporta la  sabbia.
Guido Mannini ha passato gli anni dell'infanzia quando tutto ciò che  si vede e si vive rimane impresso  per sempre, nel  Nord Africa;  ha imparato il linguaggio delle luci e delle ombre, il segreto delle sconfinate distese  sabbiose, che  svelano il loro mistero solo a chi le guarda da vicino, a chi vive  col corpo e l'anima in quei luoghi,  e li  ha dipinti con la sensibilità e la consapevolezza del gesto edificatore, del movimento specifico e scenografico.
 La vita dei personaggi  del deserto  è reale, sobria nelle varie vicissitudini,  movimentata in un continuo susseguirsi della  quotidianità,  abitudinaria, raccolta nella meditazione in un momento di dovuto riposo, quando  l'uomo si concede il rituale di una  tazza di tè versato dal bricco in una lunga scia colorata da  forti essenze aromatiche.
 Guido  Mannini ci  porta con la sua arte nella  contemplazione di un mondo  in cui la voce degli abitanti è attutita  da un immutabile silenzio,  dove vivono le   intimistiche vibrazioni  aperte ai caratteri forti, alle anime coraggiose,  dominate da volontà, da pazienza,   propense   a interiorizzare le  sensazioni e a lasciare libero lo sguardo e il pensiero.
                       VICTORIA DRAGONE
     

LO STUDIO